126abarth corso marche.jpg
Qualche info in + trovata nella rete!
Motore F.B. 813-X226.B
Cambio F.126 4M
Carrozzeria F.126 P.
e nella colonna finale delle aggiunte-osservazioni, si legge "Prototipo per 126 AB-1C-1".
Alla riga seguente troviamo il secondo lavoro, indicato appunto nella colonna "SE" non come "SE" ma con la sigla che ho appena scritto, e cioè:
"126 AB-1C-1": con stesso codice motore e cambio, datato sempre 1973, e che termina nella colonna osservazioni con "non realizzata".
Si va quindi a navigare nelle memorie scritte dell'ottimo Sergio Limone, il quale nella pagina dedicata al progetto SE 028, ricorda che il progetto raccoglieva diverse realizzazioni, sia di telaio che di motore, sulla base dell'allora neonata Fiat 126.
Si partì analizzando la frenata un po' scarsa della prima serie della 126, pensando di commercializzare un kit con freni a disco di origine motociclistica prodotto dalla Brembo, che si rivelarono ottimi come resistenza alla fatica ma poco adatti all'uso su strada per via dell'assenza del servofreno; fu fatta una prova col servofreno meccanico del tipo adottato poi anche dalla Ritmo 60, ma tal prova non portò sensibili miglioramenti ed il progetto freni venne abbandonato.
Per il motore si pensò ad un kit con il carburatore Weber 30 DIC della Fiat 850 coupè, che permetteva di guadagnare qualche CV sul fuorigiri se abbinato all'albero a cammes adottato dalla Fiat Abarth 595, ma anche qui non saltò fuori nulla di entusiasmante.
In seguito venne pensata la vettura da proporre per la produzione, che Limone ricorda come una possibile 775 Abarth.
I freni anteriori erano quelli della 127, con attacco convenzionale 4 fori a 98 mm di interasse, mentre per i freni posteriori calzavano a pennello quelli della 500 giardiniera.
L'avantreno era irrigidito con due puntoni per evitare che la balestra si deformasse in frenata, con una soluzione simile a quella della 124 Spider Abarth.
Per il motore venne sviluppata anche una testa a due condotti, da parte del preparatore Piero Lavazza, il quale l'aveva pensata per il Gruppo 2 facendo fuoriuscire le sedi valvole dall'altra parte della testa, che quindi era attraversata dalle sedi.
Un motore con testa Lavazza andò subito al banco Abarth e si capì che era la giusta strada per trovare CV ed un progettista molto in gamba riuscì a disegnarla in modo da poterla ricavare da una conchiglia delle teste di serie.
Queste teste vennero prodotte in un centinaio di pezzi, e tenute a disposizione.
Il motore però mal sopportava la maggiorazione a quasi 800 cc, soprattutto a livello di basamento; sarebbe stato necessario aggiungere una piastra di rinforzo ma a quel punto viste le modifiche da apportare in generale e la loro complessità, il progetto venne accantonato.
Rimasero le teste già realizzate, che come ricorda sempre Limone, ancora oggi ogni tanto saltano fuori ai mercatini di ricambi d'epoca.